Monumento funebre a Bartolomeo Colleoni

Autore Giovanni Antonio Amadeo

Bartolomeo Colleoni aveva iniziato a pensare all'esecuzione del suo monumento funebre almeno dal 1469, quando alcuni scultori attivi a Milano e alla Certosa di Pavia si associarono tra di loro nella speranza di ottenere l'incarico, ma solo dal 1472 il progetto fu avviato sotto la guida di Giovanni Antonio Amadeo, anch'egli già impegnato alla Certosa. Il monumento, realizzato in marmo bianco di Carrara, fu concluso nel gennaio 1476 dopo due mesi dalla morte del generale. Diversamente dal Monumento a Medea che appare quasi interamente autografo, Amadeo realizzò il monumento a Colleoni con l'aiuto di vari assistenti. L'opinione corrente secondo la quale il sarcofago superiore, più piccolo, fosse destinato alla moglie Tisbe, o Tisma, morta nel 1471, non ha fondamento, visto che non vi sono stemmi della moglie e che la donna fu forse sepolta nel monastero di Santa Chiara a Martinengo. La struttura funebre, forse non del tutto rispondente al progetto originario, combina l'impostazione del trecentesco Monumento a Bernabò Visconti (ora nel Castello Sforzesco di Milano), avente l'arca elevata su alti pilastrini e sormontata dalla statua equestre del condottiero, con quella rinascimentale delle tombe umanistiche, introdotta a Firenze da Bernardo Rossellino e Desiderio da Settignano. Nel monumento bergamasco l'arca si sdoppia in due sarcofagi sovrapposti, quello in basso decorato con le Storie della Passione di Cristo, quello superiore con le Storie della Natività, che alludono ai due momenti fondamentali della redenzione (la venuta di Cristo e la sua morte). Nella statua equestre del Capitano in alto si conclude il senso generale del monumento, pensato ad esaltazione di Colleoni, eccezionale figura di "imperator" che assomma in sé virtù civili e cristiane.

Per approfondire :

Bartolomeo Colleoni, uomo del Rinascimento
La famiglia e l'eredità di Bartolomeo Colleoni

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