La tela raffigura Abramo mentre caccia dalla propria casa il figlio Ismaele e la serva egiziana Agar, madre del ragazzo. L'episodio biblico vuole sottolineare la fiducia e l'obbedienza cieca di Abramo a Dio: a causa della gelosia della moglie Sara, il patriarca era stato costretto ad allontanare il primo figlio ma aveva ricevuto da Dio la rassicurazione che lo avrebbe salvato. L'opera fu eseguita dal piacentino Gaspare Landi tra il 1791 e il 1793. La sua formazione romana è evidente nei ricordi dei grandi classici, come ad esempio Guido Reni, il cui influsso traspare nel volto preoccupato di Agar. La tela si segnala per la composizione bilanciata, il modellato saldo delle figure e la naturale espressività di gesti e sguardi, come il braccio teso di Abramo e gli occhi rivolti al cielo di Ismaele. Questi caratteri evidenziano l'indirizzo neoclassico dell'artista, che in quegli anni cominciava ad imporsi come uno dei talenti più interessanti del primo Neoclassicismo italiano.
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