La superficie cromatica dell'affresco è notevolmente impoverita tanto che sono visibili solo i tratti disegnativi del primo abbozzo della figura, mentre sono quasi completamente assenti le campiture cromatiche e il chiaroscuro. E' possibile ipotizzare, in attesa di studi specifici, che nel corso dell'Ottocento, quando l'immobile era diventato di proprietà della famiglia Secco Suardo a seguito dell'accorpamento degli istituti caritativi, il ciclo pittorico nella "Sala picta" fosse parzialmente oggetto di strappo e quindi privato del suo strato pittorico più superficiale. La tecnica dello strappo, studiata e perfezionata dal noto restauratore bergamasco Giovanni Secco Suardo, appartenente alla famiglia, comportava la stesura di un collante e di una tela sulla superficie cromatica, che dopo l'essiccamento della colla poteva essere facilmente "strappata" dalla parete con il prelievo di poche decine di micron di colore. E' così comprensibile che alla fine dell'Ottocento sia stato eseguito un restauro fortemente integrativo che ha alterato la pittura, danneggiata anche da estese infiltrazioni di umidità, a cui si è posto parziale rimedio con la deumidificazione del muro e il restauro del 1988.