L'attività militare permise a Colleoni di formare un ricco patrimonio economico e immobiliare con estesi feudi nella pianura bergamasca a Urgnano, Cavernago, Romano, Martinengo, Cologno e altrove, con al centro il castello di Malpaga, da lui comprato in rovina nel 1456. Ricostruito con l'aspetto di una piccola corte, il maniero servì anche come base per l'esercito che da lui dipendeva. Poiché Milano era la maggior minaccia per la sicurezza veneziana, Malpaga divenne in quel periodo il fulcro del sistema difensivo di Venezia. Con la ricostruzione architettonica e la decorazione ad affresco di molte sale Bartolomeo voleva affermare il suo rango di signore e il maniero assunse anche il valore simbolico di centro di cultura e di arte con intense relazioni sociali e diplomatiche. Il duca Borso d'Este di Ferrara, grande mecenate e alleato dei Veneziani, fu in visita a Malpaga nel 1465; il re Cristiano di Danimarca, in viaggio per Roma nel 1474, volle fermarsi a Malpaga e fu accolto fastosamente dal Colleoni con 500 cavalli schierati e magnifiche feste. L'umanista e letterato Antonio Cornazzano, al servizio anche degli Sforza e degli Estensi, fu alla corte di Malpaga per una decina di anni e lì scrisse la biografia del suo signore. E' probabile, tuttavia, che la residenza abituale di Colleoni e della famiglia fosse la dimora detta "Casa del Capitano" a Martinengo. Alla morte di Bartolomeo il castello di Malpaga e quello vicino di Cavernago non tornarono sotto Venezia ma rimasero agli eredi Martinengo Colleoni, perché frutto di acquisti personali del condottiero.